GABA-5HTP

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Ingredienti e tenore giornaliero

Glicina (glicocolla) 1000mg, Magnesio gluconato 1000mg (magnesio 450mg, 266% VNR), GABA 500mg, Griffonia (Griffonia simplicifolia D.C. Baill.), semi 250mg e.s. tit. 20% 5htp, Lactobacillus rhamnosus SGL06 200mg (2mld), Bifidobacterium longum SG805 200mg (2Mld), tè verde (Camellia sinensis L.) 100mg e.s. tit. 40% in L-Teanina, Manganese gluconato 10mg (100% VNR), Vitamina B6 1,5mg, Vitamina B12 500mcg.

Capsule: gelatina vegetale HPMC qsp 100%.

Contenuto

flacone pet, 60 capsule (peso 30g).

Modalità d’uso

da 2 a 6 capsule al dì.

Effetto fisiologico e caratteristiche

GLICINA

La glicina venne scoperta nel 1820 dal chimico francese Henri Braconnot quando idrolizzò la gelatina facendola bollire con acido solforico. Originariamente lo chiamò "zucchero di gelatina", ma il chimico francese Jean-Baptiste Boussingault dimostrò che conteneva azoto. Lo scienziato americano Eben Norton Horsford, propose il nome glicocolla; tuttavia, il chimico svedese Jöns Jacob Berzelius suggerì il nome più semplice "glicina". Nel 1858, il chimico francese Auguste André Thomas Cahours determinò che la glicina era un'ammina dell'acido acetico.

La parola glicina deriva dal greco γλυκύς "dolce". La parola è legata anche ai prefissi glico- e gluco-, come in glicoproteina e glucosio.

La glicina non è un amminoacido essenziale per l'uomo, in quanto viene biosintetizzata nel fegato e nei reni a partire dall'aminoacido serina. Nonostante ciò, la glicina deve essere introdotta anche con la dieta, in quanto la capacità metabolica della biosintesi della glicina non soddisfa la necessità di sintesi del collagene. Nella maggior parte degli organismi, l'enzima serina idrossimetiltransferasi catalizza questa trasformazione tramite il cofattore piridossalfosfato.

Oltre a essere sintetizzata dalla serina, la glicina può anche essere derivata da treonina, colina o idrossiprolina attraverso il metabolismo inter-organo del fegato e dei reni. Nel fegato dei vertebrati, la sintesi della glicina è catalizzata dalla glicina sintasi (chiamata anche enzima di scissione della glicina). Questa conversione è facilmente reversibile.

La funzione principale della glicina è quella di essere un precursore della sintesi proteica. La maggior parte delle proteine incorpora solo piccole quantità di glicina, un'eccezione notevole è il collagene, che contiene circa il 35% di glicina a causa del suo ruolo periodicamente ripetuto nella formazione della struttura dell'elica del collagene in combinazione con l'idrossiprolina. Nel codice genetico, la glicina è codificata da tutti i codoni che iniziano con GG, ovvero GGU, GGC, GGA e GGG.

Negli eucarioti, l'acido δ-aminolevulinico, il precursore chiave delle porfirine, viene biosintetizzato dall'enzima ALA sintasi a partire dalla glicina e dal succinil-CoA. La glicina fornisce la subunità centrale C2N di tutte le purine.

La glicina è anche un neurotrasmettitore inibitorio nel sistema nervoso centrale, specialmente nel midollo spinale e nel tronco encefalico, dove è cruciale per la regolazione dei motoneuroni. Inoltre, degli interneuroni glicinergici sono stati trovati nella retina, nel sistema uditivo ed altre aree implicate nella sensorialità. Come il GABA, la glicina è accoppiata alla modulazione degli ioni cloro intracellulari.

Quando i recettori della glicina sono attivati dal legame con l'amminoacido, il cloruro entra nel neurone attraverso tali recettori, causando un potenziale postsinaptico inibitorio (IPSP). La stricnina è un forte antagonista dei recettori ionotropici della glicina, mentre la bicucullina è debole. La glicina è un co-agonista necessario insieme al glutammato per il funzionamento dei recettori NMDA. In contrasto con il ruolo inibitorio della glicina nel midollo spinale, il suo ruolo nei confronti dei recettori glutammatergici (NMDA) è eccitatorio.

Al di fuori della glicina, altri amminoacidi che possono attivare il recettore sono la serina, la β-alanina, la L-alanina, la taurina e la prolina. Gli studi correnti sostengono il fatto che i siti di legame per la glicina e la stricnina si sovrappongono, ma non sono identici. Fino a tre molecole di glicina servono per attivare il recettore, nozione che riflette la natura cooperativa del recettore dato che la glicina è una molecola molto piccola con una bassa energia di legame. Come nel caso del recettore GABA-A, effettori positivi del recettore includono certi alcoli alifatici, neurosteroidi come il pregnenolone e lo ione zinco.

La glicina è capace di attenuare la risposta glicemica se ingerita con glucosio. Se glicina e glucosio vengono assunti assieme, la risposta del glucosio plasmatico viene attenuata di circa il 50% rispetto alla risposta data dalla sola assunzione di glucosio.

La glicina può essere usata tra gli atleti come aiuto ergogenico ma, in un esperimento condotto su sollevatori di pesi allenati in modo professionale, la sua somministrazione non ha fatto registrare, a breve termine, dei miglioramenti delle prestazioni. La glicina ricordiamo, è uno dei precursori della creatina, tripeptide formato per la parte restante da arginina e S-adenosil metionina, necessario per la normale contrazione muscolare. Non sembra tuttavia che la glicina possieda delle proprietà ergogeniche sulla supplementazione di creatina.

MAGNESIO

Contribuisce alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento, al normale funzionamento del sistema nervoso, alla normale funzione muscolare, alla normale sintesi proteica, alla normale funzione psicologica, al mantenimento di ossa normali, al mantenimento di denti normali.

GABA

Il GABA - o acido gamma-amminobutirrico (o γ-amminobutirrico) - è considerato, a tutti gli effetti, uno dei più potenti e principali neurotrasmettitori inibitori del nostro sistema nervoso centrale. In particolare, esso risulta abbondante a livello dell'ipotalamo, dei nuclei della base, della sostanza grigia periacqueduttale e dell'ippocampo.

Il GABA è una molecola endogena che viene prodotta dal nostro stesso organismo a partire dall'acido glutammico, il quale viene decarbossilato dell'enzima glutammico decarbossilasi (GAD). Come abbiamo già detto, esso opera come un neurotrasmettitore inibitorio, in particolare a livello delle sinapsi del sistema nervoso centrale, dove è in grado di regolare l'eccitabilità neuronale e il tono muscolare.

Una volta prodotto e rilasciato, il GABA espleta le sue attività andando ad interagire con i suoi recettori specifici (recettori GABAergici) distinguibili in due sottotipi principali: il GABAᴀ e il GABAᴃ. Si tratta di recettori solitamente postsinaptici di diverso tipo:

  • Il GABAᴀ è un recettore canale permeabile agli ioni Cl⁻ che agisce per via diretta. Quando il GABA si lega a questo recettore in corrispondenza del suo sito di legame specifico, si assiste all'apertura di questi canali cui consegue un flusso anionico entrante che determina iperpolarizzazione della membrana cellulare dei neuroni, quindi un potenziale postsinaptico di tipo inibitorio.

  • Il GABAᴃ, invece, è un recettore accoppiato a proteine G che agisce per via indiretta attraverso i secondi messaggeri diacilglicerolo (DAG) e inositolo trifosfato (IP₃). Nel dettaglio, l'attivazione del GABAᴃ da parte del GABA produce una cascata di segnali che determina l'apertura dei canali ionici del potassio (K⁺) e la chiusura dei canali ionici del calcio (Ca²⁺) determinando, anche in questo caso, un potenziale postsinaptico inibitorio.

Dopo aver agito sui suoi recettori, il GABA viene rimosso dallo spazio sinaptico e degradato ad opera dell'enzima GABA-transaminasi (GABA-T) in semialdeide succinica. In seguito, quest'ultima verrà ossidata e trasformata in acido succinico che entrerà nel ciclo di Krebs.

Vista l'azione inibitoria esercitata dal GABA in seguito al legame con i suoi recettori specifici, essi costituiscono i bersagli di alcuni farmaci dotati di azione anticonvulsivante, ipnotica e sedativa.

Più nel dettaglio, i farmaci che hanno come bersaglio il recettore GABAᴀ sono benzodiazepine, barbiturici e farmaci Z o Z drugs; vi sono poi farmaci che hanno come bersaglio il recettore GABAᴃ (alcuni tipi di miorilassanti) e farmaci che, benché non agiscano direttamente sui recettori dell'acido gamma-amminobutirrico, sono comunque in grado di influire sulla sinapsi GABAergica.

I benefici dell’assunzione di GABA sotto forma di integratore riguardano la riduzione dell’ansia, il miglioramento della qualità del sonno e del tono dell’umore, la diminuzione della pressione sanguigna e la riduzione del dolore cronico.

Dal momento che i livelli di produzione di questo amminoacido diminuiscono con il progredire dell’età, l’integrazione risulta utile anche nel contrastare o sopraggiungere delle malattie naurodegenerative tipiche dell’età senile.

Si ricorda infine che l’assunzione deve sempre essere monitorata e mai eccessiva, perchè l’assunzione di dosi troppo elevate di GABA possono causare in soggetti predisposti effetti collaterali quali sonnolenza, vertigini, nausea e cefalea, diminuendo quindi la capacità di concentrazione.

GRIFFONIA

La griffonia - il cui nome scientifico è Griffonia simplicifolia - è una pianta sempreverde appartenente alla famiglia delle Fabaceae, originaria dell'Africa centro-occidentale.

Noti e particolarmente apprezzati per il contenuto di 5-idrossitriptofano (o 5-HTP), gli estratti di griffonia trovano impiego e sono principalmente consigliati in caso di abbassamento del tono dell'umore e insonnia. Questo perché il suddetto 5-HTP è un intermedio nella sintesi della serotonina, uno dei principali neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione dell'umore, del sonno e anche dell'appetito.

Le proprietà ascritte alla griffonia sono imputabili soprattutto al 5-idrossitriptofano in essa contenuto. Questo composto, infatti, è un derivato amminoacidico e intermedio metabolico nella sintesi della serotonina, effettuata a partire dall'amminoacido triptofano.

La serotonina, ricordiamo, è un neurotrasmettitore molto importante per il benessere dell'organismo, poiché coinvolta in molte funzioni biologiche, fra cui ricordiamo i meccanismi di regolazione dell'umore, del sonno e del senso di fame.

L'assunzione orale di estratti di griffonia titolati e standardizzati in 5-HTP, pertanto, è potenzialmente in grado di incrementare i livelli di serotonina a livello del sistema nervoso centrale. Inoltre, pare che, in seguito all'assunzione orale del suddetto composto, si possa assistere anche a un incremento dei livelli di altri neurotrasmettitori, quali melatonina (molto importante nella regolazione del ritmo sonno-veglia), dopamina, noradrenalina e beta-endorfine (sostanze implicate anch'esse in numerose funzioni biologiche, fra cui la regolazione del sonno e il controllo dell'appetito).

Viste le azioni che il 5-HTP è capace di esercitare a livello centrale, si ritiene che la griffonia possa essere utile nel contrastare:

  • abbassamento del tono dell'umore (a tal proposito, la pianta rientra nel grande gruppo degli antidepressivi naturali), ansia e stress;

  • insonnia;

  • eccessivo appetito (in particolare per quanto riguarda il desiderio di carboidrati e dolciumi, quindi promuove la perdita di peso);

  • aiuta in caso di emicrania, anche cronica;

  • in caso di disbiosi e depressione ripristina significativamente il microbiota intestinale e gli SCFA – acidi grassi a catena corta (asse intestino-cervello).

Inoltre, sempre grazie alle attività espletate dal 5-HTP, gli estratti di griffonia potrebbero essere utili anche nel contrastare non solo il mal di testa cronico ma anche il dolore derivante dalla sindrome fibromialgica.

LACTOBACILLUS RHAMNOSUS

Il Lattobacillus Rhamnosus è un batterio probiotico Gram-positivo a forma di bastoncino che cresce in piccole catene batteriche, capace di fermentare il ramnosio e di produrre acido lattico. É in grado di colonizzare tutto il tratto digerente grazie alla forte capacità di aderire agli enterociti e di sopravvivere e proliferare sia al pH dello stomaco che a contatto con la bile.

Come altri lactobacilli è un batterio omofermentante obbligato. La sua zona d’azione principale è l’intestino crasso, dove la sua azione contribuisce a rendere inospitale l’ambiente per i batteri patogeni.

Il Rhamnosus produce inoltre la proteina MBF (mucus binding factor) che ha la funzione di adesina muco-specifca e permette ai pili del batterio di aderire in maniera ottimale al muco della parete intestinale.

Il L. rhamnosus è utile per la prevenzione ed il trattamento delle infezioni gastrointestinali e della diarrea, per rafforzare il sistema immunitario, per riequilibrare il microbiota intestinale e per alleviare sintomi allergici e dermatiti.

Inoltre il L. Rhamnosus può rivelarsi un coadiuvante utile nel trattamento della vaginosi batterica, della vaginite da Candida e persino dell’acne, grazie all’azione normalizzante sull’espressione cutanea dei geni coinvolti nella segnalazione dell’insulina.

Grazie alla sua azione prebiotica, il Lactobacillus rhamnosus, non solo previene la colonizzazione dei batteri patogeni, ma incoraggia anche la crescita di batteri benefici, come Bacteroides, Clostridia e bifidobacteria.

Inoltre aiuta a favorire la produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA), i quali sono una fonte di nutrimento per le cellule che rivestono il colon.

I Lactobacillus rhamnosus possono apportare benefici in caso di:

  • diarrea da rotavitus;

  • diarrea da antibiotici;

  • colite;

  • eczema e dermatite;

  • infezioni da candida albicans;

  • sindrome del colon irritabile (ibs);

  • infezioni respiratorie;

  • carie dentali.

Gli effetti benefici di questo ceppo batterico sono stati ampiamente studiati attraverso numerose ricerche in vitro e studi clinici.

Da ricordare infine il legame tra microbiota e disturbi dell’umore, uno degli argomenti più intriganti e controversi della ricerca scientifica. Nuovi studi rilevano come la comunicazione bidirezionale (cervello-intestino e intestino-cervello) possa influenzare anche la salute del cervello.

Se l’esistenza di una comunicazione dal cervello all’intestino era già consolidata, la ricerca inversa sugli effetti causati dall’intestino sul cervello sta dando risultati molto interessanti e utili per ciò che riguarda la diagnosi di disturbi mentali come ansia e depressione e l’eventuale ruolo di supporto fornito dai probiotici.

Per gli studiosi infatti, ansia e depressione possono relazionarsi a disordini quali-quantitativi dei batteri che fanno parte del microbiota intestinale, ovvero le funzioni dei neuroni e dei neurotrasmettitori possono essere disturbate dalla presenza o meno di alcuni batteri nel nostro intestino.

Non si dimentichi che lo stesso microbiota è la sede in cui vengono prodotti e regolati neurotrasmettitori come la serotonina e l’acido gamma-amminobutirrico (GABA), responsabili rispettivamente della serenità e dello stato di calma. Se l’azione di questi neurotrasmettitori viene inibita da batteri che infiammano l’intestino, si genera una modificazione cerebrale che porta a disturbi psicologici.

Da quando detto ne consegue che agire sull’infiammazione intestinale non solo migliora la salute dell’intestino, ma può influenzare indirettamente la salute mentale. Fermo restando che le attuali cure a base di psicofarmaci siano quelle più attestate per gestire stati depressivi e ansiosi, non si può negare che il supporto dei probiotici (come dei cibi fermentati), può essere vantaggioso, dato che agendo sull’equilibrio della flora batterica intestinale si innesca una reazione a catena benefica che si propaga fino al cervello influendo sull’umore.

Infatti il batterio “buono” Lactobacillus rhamnosus, sarebbe efficace, oltre che nelle situazioni elencate sopra, anche contro gli stati d’ansia, perché agisce proprio sul GABA, il neurotrasmettitore della calma.

BIFIDOBACTERIUM LONGUM

Il Bifidobacterium longum è un batterio Gram-positivo, catalasi - negativo, a forma di bastoncello presente nel tratto gastrointestinale umano e una delle 32 specie che appartengono al genere Bifidobacterium. È un microaerotollerante anaerobe e considerato uno dei primi colonizzatori del tratto gastrointestinale dei bambini (Bifidobacterium longum infantis). Quando cresciuto su terreno anaerobico generale, B. longum forma colonie bianche e lucide con una forma convessa. Sebbene B. longum non sia significativamente presente nel tratto gastrointestinale dell'adulto, è considerato parte della microbiota intestinale e si ritiene che la sua produzione di acido lattico impedisca la crescita di organismi patogeni. B. longum non è patogeno e viene spesso aggiunto ai prodotti alimentari perchè considerato “batterio buono“.

Grazie alle sue capacità e ai diversi percorsi catabolici, B. longum è considerato una sorta di pulitore dell’intestino, in quanto è in grado di utilizzare una grande varietà di nutrienti per aumentare la sua competitività positiva all'interno del microbiota intestinale.

Il Bifidobacterium longum è stato oggetto di numerose ricerche in campo umano. Il suo uso è stato in grado di ridurre la durata e la severità dei sintomi associati alle malattie da raffreddamento, essendo in grado di inibire le neuraminidasi virali. Altri studi riportano che B. longum, insieme ad altri batteri in miscela, è in grado di alleviare i sintomi della colite ulcerosa grazie al suo ruolo di stimolatore di citochine non infiammatorie.

Infine, uno studio canadese rivela i benefici di B. longum non soltanto contro la sindrome dell’intestino irritabile (IBS), ma anche nel ridurre i sintomi di ansia e depressione.

MANGANESE

Previene la liberazione dei mediatori chimici dell’anafilassi, è parte di sistemi enzimatici responsabili dello sviluppo osseo, oltre che del corretto utilizzo degli zuccheri.

VITAMINA B6

Contribuisce alla regolazione dell’attività ormonale e delle difese immunitarie.

VITAMINA B12

Contribuisce al normale metabolismo energetico, al normale funzionamento del sistema nervoso e del sistema immunitario, alla normale formazione dei globuli rossi.

Tè VERDE e L-TEANINA

Fin dai primordi del suo consumo, al tè verde sono stati attribuiti effetti positivi sulla salute. Ma solo negli ultimi anni l'entità reale di questi benefici è stata studiata in maniera scientifica. Ci sono evidenze secondo cui i bevitori regolari di tè verde mostrano minore incidenza di malattie cardiache e tumori, come evidenziato da numerosi lavori scientifici i quali ascrivono i benefici del tè verde alle proprietà delle catechine che contiene, ovvero in particolare l' epigallocatechina gallato (EGCG). La principale attività dell'EGCG è quella di potenziare le difese antiossidanti (catalasi, superossido dismutasi e glutatione perossidasi) e quindi diminuire il danno cellulare. Questo produce effetti salutari su tutti i tessuti e apparati (cardiovascolare, digerente, endocrino e nervoso in primis).

La teanina è un particolare aminoacido naturale la cui principale fonte è rappresentata dal tè. Nel dettaglio, essa risulta essere particolarmente presente nel tè verde (incluso il ben noto tè matcha), ma anche in quello nero.

La teanina possiede una struttura molto simile a quella dall'amminoacido glutammina e allo stesso tempo, la struttura chimica della teanina presenta analogie anche con le strutture dell'acido gamma-amminobutirrico (o GABA) e dell'acido glutammico, due importantissimi neurotrasmettitori del nostro sistema nervoso.

La teanina è un amminoacido non proteinogenico, ciò significa che diversamente da glutammina e acido glutammico essa non viene incorporata all'interno di catene polipeptidiche (proteine).

Alla teanina vengono attribuite numerose proprietà che sono state oggetto di altrettanti numerosi studi al fine di valutarne la reale utilità ed efficacia.

Attualmente, alla teanina vengono attribuite:

  • Proprietà rilassanti, sedative e ansiolitiche;

  • Proprietà coadiuvanti la chemioterapia antitumorale;

  • Proprietà ipotensive, osservate solo su modelli sperimentali;

  • Proprietà neuroprotettive;

  • Proprietà immunomodulanti.

La proprietà più conosciuta della teanina, ricordiamo, riguarda i presunti effetti rilassanti, antistress e ansiolitici. Tali proprietà sembrano imputabili alla capacità di questa sostanza di fungere da substrato indiretto per la sintesi del GABA (il precursore endogeno del GABA è, infatti, l'acido glutammico). Il GABA - anche noto come acido gamma-amminobutirrico - è un neurotrasmettitore ad azione inibitoria che promuove la sensazione di rilassamento. Non a caso, molti farmaci ad azione sedativa, miorilassante, anticonvulsivante ed ipnotica, agiscono stimolando i recettori del GABA (ovvero agisce da agonista recettoriale).

Assorbita rapidamente a livello intestinale e distribuita nei tessuti, la teanina oltrepassa senza ostacoli la barriera ematoencefalica, incrementando i livelli di GABA e ricreando di conseguenza il cosiddetto "senso di benessere".

Meno chiaro sembra il suo effetto inibitorio o stimolatorio sul rilascio di serotonina, che verrebbe modulato a seconda delle situazioni; più certa appare invece la capacità della teanina di favorire il rilascio di dopamina.

Particolarmente apprezzato è il fatto che la teanina sembra esercitare la sua azione rilassante senza provocare sonnolenza o alterare l'attenzione e la capacità di concentrazione e il suo effetto sedativo è in grado di contrastare le proprietà eccitatorie della caffeina assunta attraverso altri alimenti.

N.B. Non vengono utilizzati per la preparazione del prodotto: frumento, zucchero, sale, l’amido, soia, derivati del latte, conservanti, coloranti e aromi artificiali.

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Ingredienti e tenore giornaliero

Glicina (glicocolla) 1000mg, Magnesio gluconato 1000mg (magnesio 450mg, 266% VNR), GABA 500mg, Griffonia (Griffonia simplicifolia D.C. Baill.), semi 250mg e.s. tit. 20% 5htp, Lactobacillus rhamnosus SGL06 200mg (2mld), Bifidobacterium longum SG805 200mg (2Mld), tè verde (Camellia sinensis L.) 100mg e.s. tit. 40% in L-Teanina, Manganese gluconato 10mg (100% VNR), Vitamina B6 1,5mg, Vitamina B12 500mcg.

Capsule: gelatina vegetale HPMC qsp 100%.

Contenuto

flacone pet, 60 capsule (peso 30g).

Modalità d’uso

da 2 a 6 capsule al dì.

Effetto fisiologico e caratteristiche

GLICINA

La glicina venne scoperta nel 1820 dal chimico francese Henri Braconnot quando idrolizzò la gelatina facendola bollire con acido solforico. Originariamente lo chiamò "zucchero di gelatina", ma il chimico francese Jean-Baptiste Boussingault dimostrò che conteneva azoto. Lo scienziato americano Eben Norton Horsford, propose il nome glicocolla; tuttavia, il chimico svedese Jöns Jacob Berzelius suggerì il nome più semplice "glicina". Nel 1858, il chimico francese Auguste André Thomas Cahours determinò che la glicina era un'ammina dell'acido acetico.

La parola glicina deriva dal greco γλυκύς "dolce". La parola è legata anche ai prefissi glico- e gluco-, come in glicoproteina e glucosio.

La glicina non è un amminoacido essenziale per l'uomo, in quanto viene biosintetizzata nel fegato e nei reni a partire dall'aminoacido serina. Nonostante ciò, la glicina deve essere introdotta anche con la dieta, in quanto la capacità metabolica della biosintesi della glicina non soddisfa la necessità di sintesi del collagene. Nella maggior parte degli organismi, l'enzima serina idrossimetiltransferasi catalizza questa trasformazione tramite il cofattore piridossalfosfato.

Oltre a essere sintetizzata dalla serina, la glicina può anche essere derivata da treonina, colina o idrossiprolina attraverso il metabolismo inter-organo del fegato e dei reni. Nel fegato dei vertebrati, la sintesi della glicina è catalizzata dalla glicina sintasi (chiamata anche enzima di scissione della glicina). Questa conversione è facilmente reversibile.

La funzione principale della glicina è quella di essere un precursore della sintesi proteica. La maggior parte delle proteine incorpora solo piccole quantità di glicina, un'eccezione notevole è il collagene, che contiene circa il 35% di glicina a causa del suo ruolo periodicamente ripetuto nella formazione della struttura dell'elica del collagene in combinazione con l'idrossiprolina. Nel codice genetico, la glicina è codificata da tutti i codoni che iniziano con GG, ovvero GGU, GGC, GGA e GGG.

Negli eucarioti, l'acido δ-aminolevulinico, il precursore chiave delle porfirine, viene biosintetizzato dall'enzima ALA sintasi a partire dalla glicina e dal succinil-CoA. La glicina fornisce la subunità centrale C2N di tutte le purine.

La glicina è anche un neurotrasmettitore inibitorio nel sistema nervoso centrale, specialmente nel midollo spinale e nel tronco encefalico, dove è cruciale per la regolazione dei motoneuroni. Inoltre, degli interneuroni glicinergici sono stati trovati nella retina, nel sistema uditivo ed altre aree implicate nella sensorialità. Come il GABA, la glicina è accoppiata alla modulazione degli ioni cloro intracellulari.

Quando i recettori della glicina sono attivati dal legame con l'amminoacido, il cloruro entra nel neurone attraverso tali recettori, causando un potenziale postsinaptico inibitorio (IPSP). La stricnina è un forte antagonista dei recettori ionotropici della glicina, mentre la bicucullina è debole. La glicina è un co-agonista necessario insieme al glutammato per il funzionamento dei recettori NMDA. In contrasto con il ruolo inibitorio della glicina nel midollo spinale, il suo ruolo nei confronti dei recettori glutammatergici (NMDA) è eccitatorio.

Al di fuori della glicina, altri amminoacidi che possono attivare il recettore sono la serina, la β-alanina, la L-alanina, la taurina e la prolina. Gli studi correnti sostengono il fatto che i siti di legame per la glicina e la stricnina si sovrappongono, ma non sono identici. Fino a tre molecole di glicina servono per attivare il recettore, nozione che riflette la natura cooperativa del recettore dato che la glicina è una molecola molto piccola con una bassa energia di legame. Come nel caso del recettore GABA-A, effettori positivi del recettore includono certi alcoli alifatici, neurosteroidi come il pregnenolone e lo ione zinco.

La glicina è capace di attenuare la risposta glicemica se ingerita con glucosio. Se glicina e glucosio vengono assunti assieme, la risposta del glucosio plasmatico viene attenuata di circa il 50% rispetto alla risposta data dalla sola assunzione di glucosio.

La glicina può essere usata tra gli atleti come aiuto ergogenico ma, in un esperimento condotto su sollevatori di pesi allenati in modo professionale, la sua somministrazione non ha fatto registrare, a breve termine, dei miglioramenti delle prestazioni. La glicina ricordiamo, è uno dei precursori della creatina, tripeptide formato per la parte restante da arginina e S-adenosil metionina, necessario per la normale contrazione muscolare. Non sembra tuttavia che la glicina possieda delle proprietà ergogeniche sulla supplementazione di creatina.

MAGNESIO

Contribuisce alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento, al normale funzionamento del sistema nervoso, alla normale funzione muscolare, alla normale sintesi proteica, alla normale funzione psicologica, al mantenimento di ossa normali, al mantenimento di denti normali.

GABA

Il GABA - o acido gamma-amminobutirrico (o γ-amminobutirrico) - è considerato, a tutti gli effetti, uno dei più potenti e principali neurotrasmettitori inibitori del nostro sistema nervoso centrale. In particolare, esso risulta abbondante a livello dell'ipotalamo, dei nuclei della base, della sostanza grigia periacqueduttale e dell'ippocampo.

Il GABA è una molecola endogena che viene prodotta dal nostro stesso organismo a partire dall'acido glutammico, il quale viene decarbossilato dell'enzima glutammico decarbossilasi (GAD). Come abbiamo già detto, esso opera come un neurotrasmettitore inibitorio, in particolare a livello delle sinapsi del sistema nervoso centrale, dove è in grado di regolare l'eccitabilità neuronale e il tono muscolare.

Una volta prodotto e rilasciato, il GABA espleta le sue attività andando ad interagire con i suoi recettori specifici (recettori GABAergici) distinguibili in due sottotipi principali: il GABAᴀ e il GABAᴃ. Si tratta di recettori solitamente postsinaptici di diverso tipo:

  • Il GABAᴀ è un recettore canale permeabile agli ioni Cl⁻ che agisce per via diretta. Quando il GABA si lega a questo recettore in corrispondenza del suo sito di legame specifico, si assiste all'apertura di questi canali cui consegue un flusso anionico entrante che determina iperpolarizzazione della membrana cellulare dei neuroni, quindi un potenziale postsinaptico di tipo inibitorio.

  • Il GABAᴃ, invece, è un recettore accoppiato a proteine G che agisce per via indiretta attraverso i secondi messaggeri diacilglicerolo (DAG) e inositolo trifosfato (IP₃). Nel dettaglio, l'attivazione del GABAᴃ da parte del GABA produce una cascata di segnali che determina l'apertura dei canali ionici del potassio (K⁺) e la chiusura dei canali ionici del calcio (Ca²⁺) determinando, anche in questo caso, un potenziale postsinaptico inibitorio.

Dopo aver agito sui suoi recettori, il GABA viene rimosso dallo spazio sinaptico e degradato ad opera dell'enzima GABA-transaminasi (GABA-T) in semialdeide succinica. In seguito, quest'ultima verrà ossidata e trasformata in acido succinico che entrerà nel ciclo di Krebs.

Vista l'azione inibitoria esercitata dal GABA in seguito al legame con i suoi recettori specifici, essi costituiscono i bersagli di alcuni farmaci dotati di azione anticonvulsivante, ipnotica e sedativa.

Più nel dettaglio, i farmaci che hanno come bersaglio il recettore GABAᴀ sono benzodiazepine, barbiturici e farmaci Z o Z drugs; vi sono poi farmaci che hanno come bersaglio il recettore GABAᴃ (alcuni tipi di miorilassanti) e farmaci che, benché non agiscano direttamente sui recettori dell'acido gamma-amminobutirrico, sono comunque in grado di influire sulla sinapsi GABAergica.

I benefici dell’assunzione di GABA sotto forma di integratore riguardano la riduzione dell’ansia, il miglioramento della qualità del sonno e del tono dell’umore, la diminuzione della pressione sanguigna e la riduzione del dolore cronico.

Dal momento che i livelli di produzione di questo amminoacido diminuiscono con il progredire dell’età, l’integrazione risulta utile anche nel contrastare o sopraggiungere delle malattie naurodegenerative tipiche dell’età senile.

Si ricorda infine che l’assunzione deve sempre essere monitorata e mai eccessiva, perchè l’assunzione di dosi troppo elevate di GABA possono causare in soggetti predisposti effetti collaterali quali sonnolenza, vertigini, nausea e cefalea, diminuendo quindi la capacità di concentrazione.

GRIFFONIA

La griffonia - il cui nome scientifico è Griffonia simplicifolia - è una pianta sempreverde appartenente alla famiglia delle Fabaceae, originaria dell'Africa centro-occidentale.

Noti e particolarmente apprezzati per il contenuto di 5-idrossitriptofano (o 5-HTP), gli estratti di griffonia trovano impiego e sono principalmente consigliati in caso di abbassamento del tono dell'umore e insonnia. Questo perché il suddetto 5-HTP è un intermedio nella sintesi della serotonina, uno dei principali neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione dell'umore, del sonno e anche dell'appetito.

Le proprietà ascritte alla griffonia sono imputabili soprattutto al 5-idrossitriptofano in essa contenuto. Questo composto, infatti, è un derivato amminoacidico e intermedio metabolico nella sintesi della serotonina, effettuata a partire dall'amminoacido triptofano.

La serotonina, ricordiamo, è un neurotrasmettitore molto importante per il benessere dell'organismo, poiché coinvolta in molte funzioni biologiche, fra cui ricordiamo i meccanismi di regolazione dell'umore, del sonno e del senso di fame.

L'assunzione orale di estratti di griffonia titolati e standardizzati in 5-HTP, pertanto, è potenzialmente in grado di incrementare i livelli di serotonina a livello del sistema nervoso centrale. Inoltre, pare che, in seguito all'assunzione orale del suddetto composto, si possa assistere anche a un incremento dei livelli di altri neurotrasmettitori, quali melatonina (molto importante nella regolazione del ritmo sonno-veglia), dopamina, noradrenalina e beta-endorfine (sostanze implicate anch'esse in numerose funzioni biologiche, fra cui la regolazione del sonno e il controllo dell'appetito).

Viste le azioni che il 5-HTP è capace di esercitare a livello centrale, si ritiene che la griffonia possa essere utile nel contrastare:

  • abbassamento del tono dell'umore (a tal proposito, la pianta rientra nel grande gruppo degli antidepressivi naturali), ansia e stress;

  • insonnia;

  • eccessivo appetito (in particolare per quanto riguarda il desiderio di carboidrati e dolciumi, quindi promuove la perdita di peso);

  • aiuta in caso di emicrania, anche cronica;

  • in caso di disbiosi e depressione ripristina significativamente il microbiota intestinale e gli SCFA – acidi grassi a catena corta (asse intestino-cervello).

Inoltre, sempre grazie alle attività espletate dal 5-HTP, gli estratti di griffonia potrebbero essere utili anche nel contrastare non solo il mal di testa cronico ma anche il dolore derivante dalla sindrome fibromialgica.

LACTOBACILLUS RHAMNOSUS

Il Lattobacillus Rhamnosus è un batterio probiotico Gram-positivo a forma di bastoncino che cresce in piccole catene batteriche, capace di fermentare il ramnosio e di produrre acido lattico. É in grado di colonizzare tutto il tratto digerente grazie alla forte capacità di aderire agli enterociti e di sopravvivere e proliferare sia al pH dello stomaco che a contatto con la bile.

Come altri lactobacilli è un batterio omofermentante obbligato. La sua zona d’azione principale è l’intestino crasso, dove la sua azione contribuisce a rendere inospitale l’ambiente per i batteri patogeni.

Il Rhamnosus produce inoltre la proteina MBF (mucus binding factor) che ha la funzione di adesina muco-specifca e permette ai pili del batterio di aderire in maniera ottimale al muco della parete intestinale.

Il L. rhamnosus è utile per la prevenzione ed il trattamento delle infezioni gastrointestinali e della diarrea, per rafforzare il sistema immunitario, per riequilibrare il microbiota intestinale e per alleviare sintomi allergici e dermatiti.

Inoltre il L. Rhamnosus può rivelarsi un coadiuvante utile nel trattamento della vaginosi batterica, della vaginite da Candida e persino dell’acne, grazie all’azione normalizzante sull’espressione cutanea dei geni coinvolti nella segnalazione dell’insulina.

Grazie alla sua azione prebiotica, il Lactobacillus rhamnosus, non solo previene la colonizzazione dei batteri patogeni, ma incoraggia anche la crescita di batteri benefici, come Bacteroides, Clostridia e bifidobacteria.

Inoltre aiuta a favorire la produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA), i quali sono una fonte di nutrimento per le cellule che rivestono il colon.

I Lactobacillus rhamnosus possono apportare benefici in caso di:

  • diarrea da rotavitus;

  • diarrea da antibiotici;

  • colite;

  • eczema e dermatite;

  • infezioni da candida albicans;

  • sindrome del colon irritabile (ibs);

  • infezioni respiratorie;

  • carie dentali.

Gli effetti benefici di questo ceppo batterico sono stati ampiamente studiati attraverso numerose ricerche in vitro e studi clinici.

Da ricordare infine il legame tra microbiota e disturbi dell’umore, uno degli argomenti più intriganti e controversi della ricerca scientifica. Nuovi studi rilevano come la comunicazione bidirezionale (cervello-intestino e intestino-cervello) possa influenzare anche la salute del cervello.

Se l’esistenza di una comunicazione dal cervello all’intestino era già consolidata, la ricerca inversa sugli effetti causati dall’intestino sul cervello sta dando risultati molto interessanti e utili per ciò che riguarda la diagnosi di disturbi mentali come ansia e depressione e l’eventuale ruolo di supporto fornito dai probiotici.

Per gli studiosi infatti, ansia e depressione possono relazionarsi a disordini quali-quantitativi dei batteri che fanno parte del microbiota intestinale, ovvero le funzioni dei neuroni e dei neurotrasmettitori possono essere disturbate dalla presenza o meno di alcuni batteri nel nostro intestino.

Non si dimentichi che lo stesso microbiota è la sede in cui vengono prodotti e regolati neurotrasmettitori come la serotonina e l’acido gamma-amminobutirrico (GABA), responsabili rispettivamente della serenità e dello stato di calma. Se l’azione di questi neurotrasmettitori viene inibita da batteri che infiammano l’intestino, si genera una modificazione cerebrale che porta a disturbi psicologici.

Da quando detto ne consegue che agire sull’infiammazione intestinale non solo migliora la salute dell’intestino, ma può influenzare indirettamente la salute mentale. Fermo restando che le attuali cure a base di psicofarmaci siano quelle più attestate per gestire stati depressivi e ansiosi, non si può negare che il supporto dei probiotici (come dei cibi fermentati), può essere vantaggioso, dato che agendo sull’equilibrio della flora batterica intestinale si innesca una reazione a catena benefica che si propaga fino al cervello influendo sull’umore.

Infatti il batterio “buono” Lactobacillus rhamnosus, sarebbe efficace, oltre che nelle situazioni elencate sopra, anche contro gli stati d’ansia, perché agisce proprio sul GABA, il neurotrasmettitore della calma.

BIFIDOBACTERIUM LONGUM

Il Bifidobacterium longum è un batterio Gram-positivo, catalasi - negativo, a forma di bastoncello presente nel tratto gastrointestinale umano e una delle 32 specie che appartengono al genere Bifidobacterium. È un microaerotollerante anaerobe e considerato uno dei primi colonizzatori del tratto gastrointestinale dei bambini (Bifidobacterium longum infantis). Quando cresciuto su terreno anaerobico generale, B. longum forma colonie bianche e lucide con una forma convessa. Sebbene B. longum non sia significativamente presente nel tratto gastrointestinale dell'adulto, è considerato parte della microbiota intestinale e si ritiene che la sua produzione di acido lattico impedisca la crescita di organismi patogeni. B. longum non è patogeno e viene spesso aggiunto ai prodotti alimentari perchè considerato “batterio buono“.

Grazie alle sue capacità e ai diversi percorsi catabolici, B. longum è considerato una sorta di pulitore dell’intestino, in quanto è in grado di utilizzare una grande varietà di nutrienti per aumentare la sua competitività positiva all'interno del microbiota intestinale.

Il Bifidobacterium longum è stato oggetto di numerose ricerche in campo umano. Il suo uso è stato in grado di ridurre la durata e la severità dei sintomi associati alle malattie da raffreddamento, essendo in grado di inibire le neuraminidasi virali. Altri studi riportano che B. longum, insieme ad altri batteri in miscela, è in grado di alleviare i sintomi della colite ulcerosa grazie al suo ruolo di stimolatore di citochine non infiammatorie.

Infine, uno studio canadese rivela i benefici di B. longum non soltanto contro la sindrome dell’intestino irritabile (IBS), ma anche nel ridurre i sintomi di ansia e depressione.

MANGANESE

Previene la liberazione dei mediatori chimici dell’anafilassi, è parte di sistemi enzimatici responsabili dello sviluppo osseo, oltre che del corretto utilizzo degli zuccheri.

VITAMINA B6

Contribuisce alla regolazione dell’attività ormonale e delle difese immunitarie.

VITAMINA B12

Contribuisce al normale metabolismo energetico, al normale funzionamento del sistema nervoso e del sistema immunitario, alla normale formazione dei globuli rossi.

Tè VERDE e L-TEANINA

Fin dai primordi del suo consumo, al tè verde sono stati attribuiti effetti positivi sulla salute. Ma solo negli ultimi anni l'entità reale di questi benefici è stata studiata in maniera scientifica. Ci sono evidenze secondo cui i bevitori regolari di tè verde mostrano minore incidenza di malattie cardiache e tumori, come evidenziato da numerosi lavori scientifici i quali ascrivono i benefici del tè verde alle proprietà delle catechine che contiene, ovvero in particolare l' epigallocatechina gallato (EGCG). La principale attività dell'EGCG è quella di potenziare le difese antiossidanti (catalasi, superossido dismutasi e glutatione perossidasi) e quindi diminuire il danno cellulare. Questo produce effetti salutari su tutti i tessuti e apparati (cardiovascolare, digerente, endocrino e nervoso in primis).

La teanina è un particolare aminoacido naturale la cui principale fonte è rappresentata dal tè. Nel dettaglio, essa risulta essere particolarmente presente nel tè verde (incluso il ben noto tè matcha), ma anche in quello nero.

La teanina possiede una struttura molto simile a quella dall'amminoacido glutammina e allo stesso tempo, la struttura chimica della teanina presenta analogie anche con le strutture dell'acido gamma-amminobutirrico (o GABA) e dell'acido glutammico, due importantissimi neurotrasmettitori del nostro sistema nervoso.

La teanina è un amminoacido non proteinogenico, ciò significa che diversamente da glutammina e acido glutammico essa non viene incorporata all'interno di catene polipeptidiche (proteine).

Alla teanina vengono attribuite numerose proprietà che sono state oggetto di altrettanti numerosi studi al fine di valutarne la reale utilità ed efficacia.

Attualmente, alla teanina vengono attribuite:

  • Proprietà rilassanti, sedative e ansiolitiche;

  • Proprietà coadiuvanti la chemioterapia antitumorale;

  • Proprietà ipotensive, osservate solo su modelli sperimentali;

  • Proprietà neuroprotettive;

  • Proprietà immunomodulanti.

La proprietà più conosciuta della teanina, ricordiamo, riguarda i presunti effetti rilassanti, antistress e ansiolitici. Tali proprietà sembrano imputabili alla capacità di questa sostanza di fungere da substrato indiretto per la sintesi del GABA (il precursore endogeno del GABA è, infatti, l'acido glutammico). Il GABA - anche noto come acido gamma-amminobutirrico - è un neurotrasmettitore ad azione inibitoria che promuove la sensazione di rilassamento. Non a caso, molti farmaci ad azione sedativa, miorilassante, anticonvulsivante ed ipnotica, agiscono stimolando i recettori del GABA (ovvero agisce da agonista recettoriale).

Assorbita rapidamente a livello intestinale e distribuita nei tessuti, la teanina oltrepassa senza ostacoli la barriera ematoencefalica, incrementando i livelli di GABA e ricreando di conseguenza il cosiddetto "senso di benessere".

Meno chiaro sembra il suo effetto inibitorio o stimolatorio sul rilascio di serotonina, che verrebbe modulato a seconda delle situazioni; più certa appare invece la capacità della teanina di favorire il rilascio di dopamina.

Particolarmente apprezzato è il fatto che la teanina sembra esercitare la sua azione rilassante senza provocare sonnolenza o alterare l'attenzione e la capacità di concentrazione e il suo effetto sedativo è in grado di contrastare le proprietà eccitatorie della caffeina assunta attraverso altri alimenti.

N.B. Non vengono utilizzati per la preparazione del prodotto: frumento, zucchero, sale, l’amido, soia, derivati del latte, conservanti, coloranti e aromi artificiali.

Ingredienti e tenore giornaliero

Glicina (glicocolla) 1000mg, Magnesio gluconato 1000mg (magnesio 450mg, 266% VNR), GABA 500mg, Griffonia (Griffonia simplicifolia D.C. Baill.), semi 250mg e.s. tit. 20% 5htp, Lactobacillus rhamnosus SGL06 200mg (2mld), Bifidobacterium longum SG805 200mg (2Mld), tè verde (Camellia sinensis L.) 100mg e.s. tit. 40% in L-Teanina, Manganese gluconato 10mg (100% VNR), Vitamina B6 1,5mg, Vitamina B12 500mcg.

Capsule: gelatina vegetale HPMC qsp 100%.

Contenuto

flacone pet, 60 capsule (peso 30g).

Modalità d’uso

da 2 a 6 capsule al dì.

Effetto fisiologico e caratteristiche

GLICINA

La glicina venne scoperta nel 1820 dal chimico francese Henri Braconnot quando idrolizzò la gelatina facendola bollire con acido solforico. Originariamente lo chiamò "zucchero di gelatina", ma il chimico francese Jean-Baptiste Boussingault dimostrò che conteneva azoto. Lo scienziato americano Eben Norton Horsford, propose il nome glicocolla; tuttavia, il chimico svedese Jöns Jacob Berzelius suggerì il nome più semplice "glicina". Nel 1858, il chimico francese Auguste André Thomas Cahours determinò che la glicina era un'ammina dell'acido acetico.

La parola glicina deriva dal greco γλυκύς "dolce". La parola è legata anche ai prefissi glico- e gluco-, come in glicoproteina e glucosio.

La glicina non è un amminoacido essenziale per l'uomo, in quanto viene biosintetizzata nel fegato e nei reni a partire dall'aminoacido serina. Nonostante ciò, la glicina deve essere introdotta anche con la dieta, in quanto la capacità metabolica della biosintesi della glicina non soddisfa la necessità di sintesi del collagene. Nella maggior parte degli organismi, l'enzima serina idrossimetiltransferasi catalizza questa trasformazione tramite il cofattore piridossalfosfato.

Oltre a essere sintetizzata dalla serina, la glicina può anche essere derivata da treonina, colina o idrossiprolina attraverso il metabolismo inter-organo del fegato e dei reni. Nel fegato dei vertebrati, la sintesi della glicina è catalizzata dalla glicina sintasi (chiamata anche enzima di scissione della glicina). Questa conversione è facilmente reversibile.

La funzione principale della glicina è quella di essere un precursore della sintesi proteica. La maggior parte delle proteine incorpora solo piccole quantità di glicina, un'eccezione notevole è il collagene, che contiene circa il 35% di glicina a causa del suo ruolo periodicamente ripetuto nella formazione della struttura dell'elica del collagene in combinazione con l'idrossiprolina. Nel codice genetico, la glicina è codificata da tutti i codoni che iniziano con GG, ovvero GGU, GGC, GGA e GGG.

Negli eucarioti, l'acido δ-aminolevulinico, il precursore chiave delle porfirine, viene biosintetizzato dall'enzima ALA sintasi a partire dalla glicina e dal succinil-CoA. La glicina fornisce la subunità centrale C2N di tutte le purine.

La glicina è anche un neurotrasmettitore inibitorio nel sistema nervoso centrale, specialmente nel midollo spinale e nel tronco encefalico, dove è cruciale per la regolazione dei motoneuroni. Inoltre, degli interneuroni glicinergici sono stati trovati nella retina, nel sistema uditivo ed altre aree implicate nella sensorialità. Come il GABA, la glicina è accoppiata alla modulazione degli ioni cloro intracellulari.

Quando i recettori della glicina sono attivati dal legame con l'amminoacido, il cloruro entra nel neurone attraverso tali recettori, causando un potenziale postsinaptico inibitorio (IPSP). La stricnina è un forte antagonista dei recettori ionotropici della glicina, mentre la bicucullina è debole. La glicina è un co-agonista necessario insieme al glutammato per il funzionamento dei recettori NMDA. In contrasto con il ruolo inibitorio della glicina nel midollo spinale, il suo ruolo nei confronti dei recettori glutammatergici (NMDA) è eccitatorio.

Al di fuori della glicina, altri amminoacidi che possono attivare il recettore sono la serina, la β-alanina, la L-alanina, la taurina e la prolina. Gli studi correnti sostengono il fatto che i siti di legame per la glicina e la stricnina si sovrappongono, ma non sono identici. Fino a tre molecole di glicina servono per attivare il recettore, nozione che riflette la natura cooperativa del recettore dato che la glicina è una molecola molto piccola con una bassa energia di legame. Come nel caso del recettore GABA-A, effettori positivi del recettore includono certi alcoli alifatici, neurosteroidi come il pregnenolone e lo ione zinco.

La glicina è capace di attenuare la risposta glicemica se ingerita con glucosio. Se glicina e glucosio vengono assunti assieme, la risposta del glucosio plasmatico viene attenuata di circa il 50% rispetto alla risposta data dalla sola assunzione di glucosio.

La glicina può essere usata tra gli atleti come aiuto ergogenico ma, in un esperimento condotto su sollevatori di pesi allenati in modo professionale, la sua somministrazione non ha fatto registrare, a breve termine, dei miglioramenti delle prestazioni. La glicina ricordiamo, è uno dei precursori della creatina, tripeptide formato per la parte restante da arginina e S-adenosil metionina, necessario per la normale contrazione muscolare. Non sembra tuttavia che la glicina possieda delle proprietà ergogeniche sulla supplementazione di creatina.

MAGNESIO

Contribuisce alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento, al normale funzionamento del sistema nervoso, alla normale funzione muscolare, alla normale sintesi proteica, alla normale funzione psicologica, al mantenimento di ossa normali, al mantenimento di denti normali.

GABA

Il GABA - o acido gamma-amminobutirrico (o γ-amminobutirrico) - è considerato, a tutti gli effetti, uno dei più potenti e principali neurotrasmettitori inibitori del nostro sistema nervoso centrale. In particolare, esso risulta abbondante a livello dell'ipotalamo, dei nuclei della base, della sostanza grigia periacqueduttale e dell'ippocampo.

Il GABA è una molecola endogena che viene prodotta dal nostro stesso organismo a partire dall'acido glutammico, il quale viene decarbossilato dell'enzima glutammico decarbossilasi (GAD). Come abbiamo già detto, esso opera come un neurotrasmettitore inibitorio, in particolare a livello delle sinapsi del sistema nervoso centrale, dove è in grado di regolare l'eccitabilità neuronale e il tono muscolare.

Una volta prodotto e rilasciato, il GABA espleta le sue attività andando ad interagire con i suoi recettori specifici (recettori GABAergici) distinguibili in due sottotipi principali: il GABAᴀ e il GABAᴃ. Si tratta di recettori solitamente postsinaptici di diverso tipo:

  • Il GABAᴀ è un recettore canale permeabile agli ioni Cl⁻ che agisce per via diretta. Quando il GABA si lega a questo recettore in corrispondenza del suo sito di legame specifico, si assiste all'apertura di questi canali cui consegue un flusso anionico entrante che determina iperpolarizzazione della membrana cellulare dei neuroni, quindi un potenziale postsinaptico di tipo inibitorio.

  • Il GABAᴃ, invece, è un recettore accoppiato a proteine G che agisce per via indiretta attraverso i secondi messaggeri diacilglicerolo (DAG) e inositolo trifosfato (IP₃). Nel dettaglio, l'attivazione del GABAᴃ da parte del GABA produce una cascata di segnali che determina l'apertura dei canali ionici del potassio (K⁺) e la chiusura dei canali ionici del calcio (Ca²⁺) determinando, anche in questo caso, un potenziale postsinaptico inibitorio.

Dopo aver agito sui suoi recettori, il GABA viene rimosso dallo spazio sinaptico e degradato ad opera dell'enzima GABA-transaminasi (GABA-T) in semialdeide succinica. In seguito, quest'ultima verrà ossidata e trasformata in acido succinico che entrerà nel ciclo di Krebs.

Vista l'azione inibitoria esercitata dal GABA in seguito al legame con i suoi recettori specifici, essi costituiscono i bersagli di alcuni farmaci dotati di azione anticonvulsivante, ipnotica e sedativa.

Più nel dettaglio, i farmaci che hanno come bersaglio il recettore GABAᴀ sono benzodiazepine, barbiturici e farmaci Z o Z drugs; vi sono poi farmaci che hanno come bersaglio il recettore GABAᴃ (alcuni tipi di miorilassanti) e farmaci che, benché non agiscano direttamente sui recettori dell'acido gamma-amminobutirrico, sono comunque in grado di influire sulla sinapsi GABAergica.

I benefici dell’assunzione di GABA sotto forma di integratore riguardano la riduzione dell’ansia, il miglioramento della qualità del sonno e del tono dell’umore, la diminuzione della pressione sanguigna e la riduzione del dolore cronico.

Dal momento che i livelli di produzione di questo amminoacido diminuiscono con il progredire dell’età, l’integrazione risulta utile anche nel contrastare o sopraggiungere delle malattie naurodegenerative tipiche dell’età senile.

Si ricorda infine che l’assunzione deve sempre essere monitorata e mai eccessiva, perchè l’assunzione di dosi troppo elevate di GABA possono causare in soggetti predisposti effetti collaterali quali sonnolenza, vertigini, nausea e cefalea, diminuendo quindi la capacità di concentrazione.

GRIFFONIA

La griffonia - il cui nome scientifico è Griffonia simplicifolia - è una pianta sempreverde appartenente alla famiglia delle Fabaceae, originaria dell'Africa centro-occidentale.

Noti e particolarmente apprezzati per il contenuto di 5-idrossitriptofano (o 5-HTP), gli estratti di griffonia trovano impiego e sono principalmente consigliati in caso di abbassamento del tono dell'umore e insonnia. Questo perché il suddetto 5-HTP è un intermedio nella sintesi della serotonina, uno dei principali neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione dell'umore, del sonno e anche dell'appetito.

Le proprietà ascritte alla griffonia sono imputabili soprattutto al 5-idrossitriptofano in essa contenuto. Questo composto, infatti, è un derivato amminoacidico e intermedio metabolico nella sintesi della serotonina, effettuata a partire dall'amminoacido triptofano.

La serotonina, ricordiamo, è un neurotrasmettitore molto importante per il benessere dell'organismo, poiché coinvolta in molte funzioni biologiche, fra cui ricordiamo i meccanismi di regolazione dell'umore, del sonno e del senso di fame.

L'assunzione orale di estratti di griffonia titolati e standardizzati in 5-HTP, pertanto, è potenzialmente in grado di incrementare i livelli di serotonina a livello del sistema nervoso centrale. Inoltre, pare che, in seguito all'assunzione orale del suddetto composto, si possa assistere anche a un incremento dei livelli di altri neurotrasmettitori, quali melatonina (molto importante nella regolazione del ritmo sonno-veglia), dopamina, noradrenalina e beta-endorfine (sostanze implicate anch'esse in numerose funzioni biologiche, fra cui la regolazione del sonno e il controllo dell'appetito).

Viste le azioni che il 5-HTP è capace di esercitare a livello centrale, si ritiene che la griffonia possa essere utile nel contrastare:

  • abbassamento del tono dell'umore (a tal proposito, la pianta rientra nel grande gruppo degli antidepressivi naturali), ansia e stress;

  • insonnia;

  • eccessivo appetito (in particolare per quanto riguarda il desiderio di carboidrati e dolciumi, quindi promuove la perdita di peso);

  • aiuta in caso di emicrania, anche cronica;

  • in caso di disbiosi e depressione ripristina significativamente il microbiota intestinale e gli SCFA – acidi grassi a catena corta (asse intestino-cervello).

Inoltre, sempre grazie alle attività espletate dal 5-HTP, gli estratti di griffonia potrebbero essere utili anche nel contrastare non solo il mal di testa cronico ma anche il dolore derivante dalla sindrome fibromialgica.

LACTOBACILLUS RHAMNOSUS

Il Lattobacillus Rhamnosus è un batterio probiotico Gram-positivo a forma di bastoncino che cresce in piccole catene batteriche, capace di fermentare il ramnosio e di produrre acido lattico. É in grado di colonizzare tutto il tratto digerente grazie alla forte capacità di aderire agli enterociti e di sopravvivere e proliferare sia al pH dello stomaco che a contatto con la bile.

Come altri lactobacilli è un batterio omofermentante obbligato. La sua zona d’azione principale è l’intestino crasso, dove la sua azione contribuisce a rendere inospitale l’ambiente per i batteri patogeni.

Il Rhamnosus produce inoltre la proteina MBF (mucus binding factor) che ha la funzione di adesina muco-specifca e permette ai pili del batterio di aderire in maniera ottimale al muco della parete intestinale.

Il L. rhamnosus è utile per la prevenzione ed il trattamento delle infezioni gastrointestinali e della diarrea, per rafforzare il sistema immunitario, per riequilibrare il microbiota intestinale e per alleviare sintomi allergici e dermatiti.

Inoltre il L. Rhamnosus può rivelarsi un coadiuvante utile nel trattamento della vaginosi batterica, della vaginite da Candida e persino dell’acne, grazie all’azione normalizzante sull’espressione cutanea dei geni coinvolti nella segnalazione dell’insulina.

Grazie alla sua azione prebiotica, il Lactobacillus rhamnosus, non solo previene la colonizzazione dei batteri patogeni, ma incoraggia anche la crescita di batteri benefici, come Bacteroides, Clostridia e bifidobacteria.

Inoltre aiuta a favorire la produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA), i quali sono una fonte di nutrimento per le cellule che rivestono il colon.

I Lactobacillus rhamnosus possono apportare benefici in caso di:

  • diarrea da rotavitus;

  • diarrea da antibiotici;

  • colite;

  • eczema e dermatite;

  • infezioni da candida albicans;

  • sindrome del colon irritabile (ibs);

  • infezioni respiratorie;

  • carie dentali.

Gli effetti benefici di questo ceppo batterico sono stati ampiamente studiati attraverso numerose ricerche in vitro e studi clinici.

Da ricordare infine il legame tra microbiota e disturbi dell’umore, uno degli argomenti più intriganti e controversi della ricerca scientifica. Nuovi studi rilevano come la comunicazione bidirezionale (cervello-intestino e intestino-cervello) possa influenzare anche la salute del cervello.

Se l’esistenza di una comunicazione dal cervello all’intestino era già consolidata, la ricerca inversa sugli effetti causati dall’intestino sul cervello sta dando risultati molto interessanti e utili per ciò che riguarda la diagnosi di disturbi mentali come ansia e depressione e l’eventuale ruolo di supporto fornito dai probiotici.

Per gli studiosi infatti, ansia e depressione possono relazionarsi a disordini quali-quantitativi dei batteri che fanno parte del microbiota intestinale, ovvero le funzioni dei neuroni e dei neurotrasmettitori possono essere disturbate dalla presenza o meno di alcuni batteri nel nostro intestino.

Non si dimentichi che lo stesso microbiota è la sede in cui vengono prodotti e regolati neurotrasmettitori come la serotonina e l’acido gamma-amminobutirrico (GABA), responsabili rispettivamente della serenità e dello stato di calma. Se l’azione di questi neurotrasmettitori viene inibita da batteri che infiammano l’intestino, si genera una modificazione cerebrale che porta a disturbi psicologici.

Da quando detto ne consegue che agire sull’infiammazione intestinale non solo migliora la salute dell’intestino, ma può influenzare indirettamente la salute mentale. Fermo restando che le attuali cure a base di psicofarmaci siano quelle più attestate per gestire stati depressivi e ansiosi, non si può negare che il supporto dei probiotici (come dei cibi fermentati), può essere vantaggioso, dato che agendo sull’equilibrio della flora batterica intestinale si innesca una reazione a catena benefica che si propaga fino al cervello influendo sull’umore.

Infatti il batterio “buono” Lactobacillus rhamnosus, sarebbe efficace, oltre che nelle situazioni elencate sopra, anche contro gli stati d’ansia, perché agisce proprio sul GABA, il neurotrasmettitore della calma.

BIFIDOBACTERIUM LONGUM

Il Bifidobacterium longum è un batterio Gram-positivo, catalasi - negativo, a forma di bastoncello presente nel tratto gastrointestinale umano e una delle 32 specie che appartengono al genere Bifidobacterium. È un microaerotollerante anaerobe e considerato uno dei primi colonizzatori del tratto gastrointestinale dei bambini (Bifidobacterium longum infantis). Quando cresciuto su terreno anaerobico generale, B. longum forma colonie bianche e lucide con una forma convessa. Sebbene B. longum non sia significativamente presente nel tratto gastrointestinale dell'adulto, è considerato parte della microbiota intestinale e si ritiene che la sua produzione di acido lattico impedisca la crescita di organismi patogeni. B. longum non è patogeno e viene spesso aggiunto ai prodotti alimentari perchè considerato “batterio buono“.

Grazie alle sue capacità e ai diversi percorsi catabolici, B. longum è considerato una sorta di pulitore dell’intestino, in quanto è in grado di utilizzare una grande varietà di nutrienti per aumentare la sua competitività positiva all'interno del microbiota intestinale.

Il Bifidobacterium longum è stato oggetto di numerose ricerche in campo umano. Il suo uso è stato in grado di ridurre la durata e la severità dei sintomi associati alle malattie da raffreddamento, essendo in grado di inibire le neuraminidasi virali. Altri studi riportano che B. longum, insieme ad altri batteri in miscela, è in grado di alleviare i sintomi della colite ulcerosa grazie al suo ruolo di stimolatore di citochine non infiammatorie.

Infine, uno studio canadese rivela i benefici di B. longum non soltanto contro la sindrome dell’intestino irritabile (IBS), ma anche nel ridurre i sintomi di ansia e depressione.

MANGANESE

Previene la liberazione dei mediatori chimici dell’anafilassi, è parte di sistemi enzimatici responsabili dello sviluppo osseo, oltre che del corretto utilizzo degli zuccheri.

VITAMINA B6

Contribuisce alla regolazione dell’attività ormonale e delle difese immunitarie.

VITAMINA B12

Contribuisce al normale metabolismo energetico, al normale funzionamento del sistema nervoso e del sistema immunitario, alla normale formazione dei globuli rossi.

Tè VERDE e L-TEANINA

Fin dai primordi del suo consumo, al tè verde sono stati attribuiti effetti positivi sulla salute. Ma solo negli ultimi anni l'entità reale di questi benefici è stata studiata in maniera scientifica. Ci sono evidenze secondo cui i bevitori regolari di tè verde mostrano minore incidenza di malattie cardiache e tumori, come evidenziato da numerosi lavori scientifici i quali ascrivono i benefici del tè verde alle proprietà delle catechine che contiene, ovvero in particolare l' epigallocatechina gallato (EGCG). La principale attività dell'EGCG è quella di potenziare le difese antiossidanti (catalasi, superossido dismutasi e glutatione perossidasi) e quindi diminuire il danno cellulare. Questo produce effetti salutari su tutti i tessuti e apparati (cardiovascolare, digerente, endocrino e nervoso in primis).

La teanina è un particolare aminoacido naturale la cui principale fonte è rappresentata dal tè. Nel dettaglio, essa risulta essere particolarmente presente nel tè verde (incluso il ben noto tè matcha), ma anche in quello nero.

La teanina possiede una struttura molto simile a quella dall'amminoacido glutammina e allo stesso tempo, la struttura chimica della teanina presenta analogie anche con le strutture dell'acido gamma-amminobutirrico (o GABA) e dell'acido glutammico, due importantissimi neurotrasmettitori del nostro sistema nervoso.

La teanina è un amminoacido non proteinogenico, ciò significa che diversamente da glutammina e acido glutammico essa non viene incorporata all'interno di catene polipeptidiche (proteine).

Alla teanina vengono attribuite numerose proprietà che sono state oggetto di altrettanti numerosi studi al fine di valutarne la reale utilità ed efficacia.

Attualmente, alla teanina vengono attribuite:

  • Proprietà rilassanti, sedative e ansiolitiche;

  • Proprietà coadiuvanti la chemioterapia antitumorale;

  • Proprietà ipotensive, osservate solo su modelli sperimentali;

  • Proprietà neuroprotettive;

  • Proprietà immunomodulanti.

La proprietà più conosciuta della teanina, ricordiamo, riguarda i presunti effetti rilassanti, antistress e ansiolitici. Tali proprietà sembrano imputabili alla capacità di questa sostanza di fungere da substrato indiretto per la sintesi del GABA (il precursore endogeno del GABA è, infatti, l'acido glutammico). Il GABA - anche noto come acido gamma-amminobutirrico - è un neurotrasmettitore ad azione inibitoria che promuove la sensazione di rilassamento. Non a caso, molti farmaci ad azione sedativa, miorilassante, anticonvulsivante ed ipnotica, agiscono stimolando i recettori del GABA (ovvero agisce da agonista recettoriale).

Assorbita rapidamente a livello intestinale e distribuita nei tessuti, la teanina oltrepassa senza ostacoli la barriera ematoencefalica, incrementando i livelli di GABA e ricreando di conseguenza il cosiddetto "senso di benessere".

Meno chiaro sembra il suo effetto inibitorio o stimolatorio sul rilascio di serotonina, che verrebbe modulato a seconda delle situazioni; più certa appare invece la capacità della teanina di favorire il rilascio di dopamina.

Particolarmente apprezzato è il fatto che la teanina sembra esercitare la sua azione rilassante senza provocare sonnolenza o alterare l'attenzione e la capacità di concentrazione e il suo effetto sedativo è in grado di contrastare le proprietà eccitatorie della caffeina assunta attraverso altri alimenti.

N.B. Non vengono utilizzati per la preparazione del prodotto: frumento, zucchero, sale, l’amido, soia, derivati del latte, conservanti, coloranti e aromi artificiali.

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